Testimonianze

Ho sottoscritto la lettera-appello perché…

Pubblichiamo le testimonianze  di alcune persone che hanno amato e amano tuttora il Liceo Classico.
Sono ricordi di un’esperienza formativa giovanile che, come si vede, ha lasciato segni profondi anche nell’età adulta.
Le ringraziamo molto per il loro contributo.

Alessandro Andolina - Pubblicitario

Sono cresciuto a Siracusa, circondato da tantissime tracce della storia della Sicilia intera e dell'illustre passato della mia città. L'iscrizione al Liceo Classico è stata dunque una scelta 'naturale', considerata la sconvolgente bellezza 'classica' di quei luoghi. Ho inoltre avuto la fortuna - nella mia vita - di avere avuto genitori che mi hanno motivato e - al Liceo Classico 'Tommaso Gargallo' - ottimi insegnanti e un preside straordinario. Dopo l'Università a Milano, sono arrivato a Londra, dove ho sviluppato la mia carriera nel'ambito del marketing, strategia di marchio, comunicazione e pubblicità. A parte la mia personale convinzione che lo studio delle lingue (classiche o contemporanee) aumenti le facoltà neuro-cognitive in ognuno di noi, conoscere il latino ed il greco è stato per me un fattore di ulteriore valore aggiunto, specialmente avendo vissuto e lavorato così tanti anni all'estero. Basti solo pensare a quante parole in Inglese (così pure come in altre lingue...) hanno radici nel greco o nel latino. La conoscenza di lessici antichi, oltre all'apprezzamento dell'etimologia, mi ha aiutato tantissimo nella mia professione, così come nella mia vita di tutti i giorni. I Latini la chiamavano 'forma mentis' e - senza alcun dubbio - l'esperienza vissuta al Liceo Classico ha rappresentato per me una tappa fondamentale nel complesso della mia costruzione e formazione personale. Infine, la cultura 'classica' associata allo studio di lingue e culture antiche offre non solo un'ulteriore base di conoscenza che trova riscontro nell'arte, nella letteratura, nelle scienze, nella filosofia, nella musica, ecc. ma diventa anche un volano di curiosità intellettuale che - dopo tutti questi anni - non mi ha mai abbandonato.

Fabrizio Izzo - Viceprefetto

Ho avuto sempre conferma - dagli anni ’80 del Liceo classico Socrate di Roma, poi negli studi di giurisprudenza e ora nel lavoro pubblico di viceprefetto del Ministero dell’interno - dell’importanza e dell’attualità degli insegnamenti della cultura greca e latina, che sono stati fondamentali nella formazione personale e nella crescita professionale.

Gli scritti classici si presentano in tutti i campi (giuridico, politico, letterario, filosofico, religioso, ecc.) come sorprendenti risposte alla vita quotidiana, portandomi ad un naturale esercizio di ricerca, specie nelle ore serali, dei motti e dei pensieri più vicini al momento che vivo.

Così, prendendo spunto dalla versione di greco di Isocrate della maturità “Sulla pace” (par.34,35,36), scritta nel lontano 356 a.C., mi ha sorpreso l’attualità di alcuni passaggi: “Vedo che quelli che preferiscono l’ingiustizia e considerano il più grande bene prendere qualcosa agli altri … godono di ciò che hanno preso, ma poco dopo si trovano nei peggiori mali; invece quelli che vivono con pietà e giustizia trascorrono il tempo presente nella sicurezza e hanno dolci speranze per tutta l’eternità”.

Nella ricerca dei testi di greco e di latino, ho maturato la consapevolezza che per ogni vicenda della vita, privata o pubblica, i classici hanno già fornito tutte le risposte, che necessitano solo di essere recuperate. Per es. con riguardo al tema attualissimo dei modelli di governo e di costituzione (si pensi al prossimo referendum), preziosi spunti emergono dagli scritti di Aristotele, Erodoto, Senofonte, Tucidide, mentre sul tema della democrazia da Platone e Isocrate; in relazione all’equilibrio dei poteri e all’importanza del ruolo del Senato, un quadro dettagliato è offerto rispettivamente da Polibio e da Cicerone. Sulla giustizia, la corruzione a Roma riferita nei Dialoghi di Luciano dal filosofo Nigrino e un caso di “tangentopoli” ad Atene raccontato da Iperide rivelano comportamenti illeciti dell’epoca non diversi poi da quelli attuali. Il valore dei Giochi olimpici (prossimi all’inaugurazione) è esaltato da Lisia, mentre la prima Olimpiade (776 a.C.) è puntualmente raccontata dallo storico Timeo.

Sulla difesa dell’integrità e dell’indipendenza dello Stato, magistrali sono gli scritti di Cicerone (Catilinarie) e di Cesare; sul tema della solidarietà sociale, un simpatico episodio giudiziario, consegnato da Lisia, riporta della difesa di una persona di fronte ai giudici in ordine alla pensione di invalidità; come non ricordare poi l’invito di Plutarco (ripreso da moltissimi autori) a diffidare dell’eccessiva fortuna specie nei momenti di successo. Sul tema della dignità del lavoro, Platone fornisce il suo originale contributo con riguardo ai contadini e agli artigiani (la piccola impresa di oggi), mentre sul tema della sicurezza personale Plutarco riferisce degli spostamenti di Cicerone, protetto da adeguato dispositivo di scorta; sul tema dei rischi per i politici non più giovanissimi, Plutarco offre un grazioso racconto dell’affascinante Valeria che seduce il vecchio Silla. Per l’educazione dei giovani (paideia), mi sovvengono Platone e Senofonte, mentre sulle differenze tra la scuola pubblica e quella privata (vedi la Buona Scuola di oggi - legge 107/2015) attualissime restano le posizioni di Quintiliano.

Nel campo giuridico, le moderne civiltà attingono al Corpus iuris di Giustiniano; ma poco viene evidenziato che la grandezza di Roma (come quella di ogni ordinamento) si basa non tanto sulla forza del potere pubblico, quanto piuttosto sullo ius civile, cioè sulle regole di diritto privato, come a dire che, quando c’è il rispetto (concordia) tra i cittadini, anche lo Stato trae massimo vigore.

Saluto, quindi, con entusiasmo l’iniziativa della “Task Force”, alla quale va sin d’ora il sentito ringraziamento per tutte le iniziative che saranno intraprese, al fine di difendere e di rilanciare lo studio dei classici: l’auspicio è di vedere la diffusione del pensiero classico, attraverso una quotidiana iniezione di saggezza antica, che di certo favorirebbe la crescita culturale dei nostri giovani e renderebbe originali le azioni dei protagonisti della scena pubblica, nei diversi livelli di responsabilità. Per i giovani, in particolare, l’esortazione è leggere - sempre e ovunque - i classici, posto che è innato l’amore per il sapere, come richiamano Socrate e Aristotele.

Silvio Mangini - Chimico

La traduzione dal Latino e dal Greco è lo strumento per vivere la cultura classica, apprendendo lo sviluppo della nostra civiltà, scoprendo le nostre origini col fascino straordinario della Storia che è la chiave del presente e del futuro.

Tradurre dal Greco imparando a usare il Rocci è stato per me ginnastica per la mente, uno degli esercizi con cui il Liceo mi ha insegnato etimologia, logica, senso comune, capacità di analisi e di sintesi, umiltà, perseveranza, spirito critico, dubbio, timore dell'hybris, gusto per il bello, senso del dovere, onore per il giusto.

Sono grato alla mia famiglia e agli insegnanti della Scuola media per avermi mandato al Liceo, come so che altrettanto pensano le mie figlie; spero che anche le future generazioni abbiano la nostra stessa fortuna.

Al Classico, anche se manca un po' di Fisica e di Matematica, si impara a studiare, a voler conoscere, a camminare da soli, a leggere la realtà con mente aperta.

Per questo sono convinto che "il Classico non si tocca": in famiglia siamo tutti tecnici (Chimici e Ingegneri) ma nessuno di noi pensa che al liceo ci fosse una briciola di umanistico di troppo; se mai è la visione moderna, che talvolta confonde Scienza e tecnologia, ad avere sempre più bisogno della Filosofia, della Storia, della Storia dell'Arte, del pensiero e della letteratura classici.

Grazie alla formazione ricevuta ho potuto dedicarmi al lavoro in modo spero costruttivo e quando ho avuto l'onore di partecipare ad attività internazionali mi sono sentito pienamente cittadino del mondo.

Enrico Moscati - Giurista

Sono un giurista e, quindi, sicuramente meno competente nello specifico. Però ritengo che soprattutto il latino continui a essere fondamentale per gli studi giuridici, soprattutto in determinati settori come quello di mia appartenenza (il diritto privato). Sicuramente non si possono comprendere appieno determinati istituti giuridici moderni che hanno la loro radice nel diritto romano. Di qui, l'importanza del latino anche per gli Studenti della Facoltà di Giurisprudenza. Non rare volte lo Studente a lezione rimane smarrito di fronte all'uso necessario di termini del diritto romano. In fondo, il diritto moderno degli ordinamenti di diritto codificato (quali sono, ad es.,  i sistemi di derivazione francese o tedesca) ha le sue radici nel diritto romano. Ma in fondo lo stesso discorso vale per il diritto anglosassone che ha recepito il sistema casistico del diritto romano oltre che la stessa terminologia di taluni istituti del diritto romano. A mio sommesso avviso, lo Studente di Giurisprudenza non può non avere una formazione umanistica in quanto il diritto, pur essendo una tecnica operativa, fa parte delle scienze umanistiche. Queste sono ulteriori buone ragioni per non indebolire lo studio del latino che porta al ragionamento, alla precisione dei concetti, a razionalizzare il pensiero di chi parla o scrive. Da questo punto di vista è più utile lo studio della sintassi che ha il suo apice nella traduzione dal latino alla lingua moderna e viceversa. Lo studio della sintassi e della costruzione della frase mi sembra più utile rispetto al mero studio della letteratura che ne costituisce il naturale completamento. Per questo, e parlo nell'ottica del giurista positivo, non si deve indebolire lo studio del latino concentrando l'attenzione degli Studenti sugli aspetti più squisitamente letterari.

Andrea Pascucci - Matematico

Prima di diventare un matematico ho fatto gli studi classici e posso assolutamente confermare il fatto che "La traduzione dal greco e dal latino rappresenta ‘l’attività più vicina alla ricerca scientifica, cioè alla comprensione di ciò che è sconosciuto’". Come docente vedo che mediamente i migliori studenti di matematica sono proprio quelli provenienti dal classico.

Come per il classico, la matematica stessa è spesso criticata per il fatto che è astratta e che facendo matematica non si acquisiscono competenze specifiche.

Tuttavia i matematici sono ricercati ovunque: il motivo è che "non sanno niente ma imparano molto in fretta", sono capaci di ragionare in modo sintetico, logico e affrontare situazioni nuove o impreviste.

Questo è anche il tipo di formazione data dal classico, oltre chiaramente alla bellezza intrinseca delle materie.

Antonio Pompa-Baldi - Pianista

L’importanza della traduzione dal greco e dal latino è enorme. Le sue ramificazioni nello sviluppo delle facoltà intellettuali di un giovane sono molto estese. Per poter tradurre dal greco e dal latino, la mente deve lavorare a pieno regime, costantemente costretta ad inferenze che chiariscono la differenza fra procedimenti di pensiero corretti e sbagliati. Tradurre dal greco e dal latino porta a sviscerare non solo il significato di ciò che si traduce, ma a scomporre e ricomporre i processi mentali che sono alla base di queste lingue. I vantaggi sono tali e tanti che risulta difficile elencarli in breve. Al di là dell’ovvio, rappresentato dalla possibilità di acquisire familiarità diretta con i grandi classici della letteratura greca e latina, i quali ancora oggi hanno una valenza di primissimo ordine, ci sono risvolti positivi ai quali forse si è smesso di pensare: apprendere il greco ed il latino anche attraverso il tradurre porta ad una conoscenza molto più profonda dell’italiano corrente, che ne è discendente diretto; in Europa abbiamo la presenza di molte lingue neolatine il cui apprendimento è enormemente facilitato dallo studio del greco e del latino; persino l’inglese, non considerato lingua neolatina, ha un vocabolario costituito in maggioranza da parole derivate dal latino, preponderante anche rispetto al germanico; il rigore logico sviluppato nell’apprendimento e nella traduzione dal greco e dal latino facilita lo studio della matematica e di tutte le materie scientifiche. L’abilità di articolare pensieri profondi, la capacità di esprimere concetti complessi e di trasmettere con chiarezza tutte le sfumature di pensiero di cui la nostra mente è capace, eleva l’essere umano e gli permette di avere un ruolo costruttivo nel mondo migliorandolo attraverso il suo contributo, qualunque esso sia. La comprensione del greco e del latino attraverso la traduzione accresce questa abilità in misura esponenziale. Nella mia esperienza personale, ho beneficiato enormemente dello studio del greco e del latino, scoprendo da subito di avere degli strumenti preziosi per l’apprendimento veloce e sicuro delle lingue straniere. In quanto musicista, poi, posso affermare di aver acquisito un bagaglio di conoscenze che mi ha permesso di comprendere molto più a fondo anche le composizioni da me affrontate, aggiungendo una dimensione logica alla comprensione delle frasi e dei periodi musicali che le compongono, nonché della loro metrica. La musica è un linguaggio sommo, che tramuta in suoni prosa e poesia ma che possiede tutta la logica ed il rigore strutturale di una lingua complessa come il greco o il latino. Spero che le generazioni future potranno ancora ricevere questi benefici, la cui importanza è anche maggiore nel mondo corrente rispetto a quello dei miei tempi di frequentazione del Liceo Classico, negli anni ’80 e ’90.

Alberto Quagli - Economista

La preparazione ricevuta dal liceo classico ad articolare un ragionamento logico e ad applicare metodo induttivo e deduttivo mi ha fornito un indubbio vantaggio competitivo rispetto a tanti miei colleghi, sia negli anni dell'università, sia, successivamente, nel mondo del lavoro. Le traduzioni dalle lingue classiche, in particolare, hanno contribuito non poco allo sviluppo di capacità di creazione di significato di fronte alla comunicazione scritta.

Virginio Zaffaroni - Ex Funzionario di Banca

Sono entusiasta della vostra iniziativa e sottoscrivo in toto il contenuto del vostro appello. Sono nato nel 1951, in tempo perché la maestra mi selezionasse per quella che allora era la "media classica" (ante riforma 1963): tre anni di latino hard a cui devo molto del meglio che nella vita ho potuto dare in termini di capacità analitica, lettura dei testi, scrittura. Il Liceo Classico rimase il mio sogno nel cassetto (ma essere nel 1963 orfano di un padre lavoratore non favoriva). Mio figlio il Classico lo ha fatto (e anche bene, direi). Ore di studio e di versioni, insegnanti di greco e latino sanamente esigenti e ancora entusiasti del loro "mestiere". Ne seguì la Bocconi: materie dure, testi complessi, corsi logico-matematici. Ne uscì a pieni voti: lui sa perché.
Credo che la scuola in generale, ma il Classico e lo Scientifico in particolare, debbano concedere opportunità, ma non sconti. Credo che in difesa della qualità scolastica e del valore delle future generazioni occorra far crescere un pensiero forte sulla scuola, non un pensiero debole. Per tutto questo va a tutti voi il mio sostegno forte e chiaro.